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GUIDO D’ONOFRIO UOMO POLITICO

Nel periodo post bellico Guido D’Onofrio emerge subito come leader della Democrazia Cristiana in Atessa e nei paesi limitrofi e contribuisce in maniera rilevante alla formazione della Democrazia Cristiana in Abruzzo.

Nel 1945 fonda le sezioni della DC in Atessa e nei paesi vicini e viene eletto segretario della Sezione di Atessa. Il suo è un ruolo importante perché riesce a dare una impostazione dialettica e dinamica evitando lo scontro frontale col Partito Comunista rappresentato in Atessa dal Professore Raffaele Sciorilli Borrelli.

Più di una polemica ci fu, giustamente, fra i due protagonisti dei due partiti opposti, ma sempre ad armi cortesi.

Quali e quante fatiche Guido D’Onofrio si sia sobbarcato per affermare le idee di libertà che andavano facendosi strada dopo il ventennio fascista risulta evidente dalla fitta corrispondenza intercorsa in quegli anni fra lui e i rappresentanti delle numerose sezioni della Democrazia Cristiana nonché con la Segreteria Provinciale e Nazionale.

Pubblici discorsi nelle piazze, frequenti riunioni in questa o in quella casa, difficoltà per mancanza di locali dove riunirsi, continui viaggi e spostamenti su automobili sgangherate con relative panne e forature di gomme, sotto nevicate o sole cocente. Soltanto la solidità del suo carattere morale, che dalle prove degli eventi riceveva risalto, riusciva a mettere d’accordo proposte fondamentalmente giuste ma, talvolta, utopiche o avventate. I tempi richiedevano un duro lavoro portato avanti con continuità, diligenza, modestia e tenacia.

Quanto alla sua visione della politica, riesce illuminante il discorso inaugurale tenuto in occasione dell’apertura della sede della Democrazia Cristiana in Atessa nel 1950 alla presenza del Ministro Giuseppe Spataro. Un discorso indubbiamente politico, ma soprattutto appassionato, nobile e vigoroso in cui prevalgono, nella prospettiva storica, non dense ombre, bensì luci. E soprattutto un discorso pieno di speranze perché i tempi erano effettivamente bui a causa del forte attrito, a livello nazionale, fra i due cosiddetti partiti di massa (Democrazia Cristiana e Partito Comunista).

Ecco la trascrizione del discorso inaugurale:

Eccellenze, signore e signori,
tenendo fede ad un impegno personalmente assunto con il Ministro Spataro, sono lieto di presentarvi la nuova sede della D.C. di Atessa. Un locale ampio, decoroso, accogliente, che è frutto dell’attività, dell’iniziativa e del contributo degli aderenti al Partito. Ma soprattutto essa è espressione di una fede ferma e decisa, che si è tonificata, ritemprata e rinvigorita nella durezza delle lotte locali, che hanno sempre segnato la vittoria dello scudo crociato.
Ed all’ombra del nostro vessillo e grazie alla operosità degli amministratori, all’autorevole appoggio premuroso e costante del Ministro Spataro, all’interessamento degli altri parlamentari e del Prefetto, alla comprensione ed alla diligenza dei dirigenti gli uffici tecnici, gli illustri ing. Santuccione Provveditore alle OO. PP. e Piattelli ing. Capo del Genio Civile, Atessa ha potuto ricostruire le sue opere distrutte o danneggiate dagli eventi bellici.
A questo sviluppo sul piano locale, corrisponde una ripresa in campo nazionale, che testimonia la vitalità, l’operosità ed il genio del popolo italiano. Opera tanto più meritoria e meravigliosa, in quanto realizzata ad onta dell’azione sabotatrice dei partiti estremisti, e quale risultato di una politica giusta ed indovinata, di affiancamento all’America, i cui aiuti cospicui hanno alimentato per ¾ le opere della nostra ricostruzione, e con la piena salvaguardia della nostra libertà e della nostra sovranità.
Per amara constatazione in questo doloroso dopoguerra sappiamo cosa è costato ai paesi dell’Oriente Europeo la politica di affiancamento alla Russia sovietica: la soppressione della democrazia, il partito unico e la lista unica nelle competizioni elettorali, un generale sovietico quale ministro della difesa in Polonia, l’effigie di Stalin perfino nelle monete e nei francobolli degli Stati satelliti, il campo di concentramento, le carceri o la morte per vescovi, sacerdoti e fedeli. Una politica di violenza e di sangue che non si è fermata neanche in cospetto degli stessi dirigenti comunisti. Le impiccagioni di Rostov e Regik, ministri degli esteri di Bulgaria e Ungheria insegnano. Tutto questo senza neanche raggiungere una elevazione materiale delle condizioni di quelle classi lavoratrici.
Ma fra Oriente ed Occidente l’Italia ha già scelto la sua via il 18 aprile. E definitivamente!
Onorevole Ministro!
In un libero regime democratico gli eletti sono gli interpreti e i portavoce delle masse elettorali. Noi che col nostro entusiasmo e con la nostra fede vi abbiamo conferito il mandato parlamentare, vogliamo far sentire anche la nostra voce che deve giuocare nelle libere competizioni nel Parlamento e nel Governo.
Esiste oggi una questione che travaglia il nostro cuore di italiani. Un problema che non vogliamo misurare col metro dell’ambizione o della potenza o di mire belliciste. Un problema che vogliamo veder risolto facendo traboccare il piatto della bilancia con il peso del nostro sentimento: Trieste deve tornare all’Italia perché quei fratelli parlano la lingua di Dante e perché nelle loro vene scorre sangue italiano.
Chiediamo ancora che il Governo persegua la sua strada delle riforme sociali. Ai privilegiati da un cospicuo benessere diciamo: sciogliete il pugno trattenuto della vostra grettezza e del vostro egoismo, e fate cadere quello che a voi è esuberante, a beneficio di quelli che hanno bisogno. Siate presenti in ogni manifestazione che ridonda a beneficio della collettività e delle classi non favorite dalla fortuna. Ciò che avete non deve costituire soltanto un mezzo per soddisfare le vostre necessità, il vostro lusso ed il vostro agio. Il vostro patrimonio deve essere anche uno strumento per suscitare nobili iniziative che diano possibilità di lavoro di impiego.
Non chiediamo, come alcuni faziosi estremisti di destra, che il comunismo venga messo fuori legge, ma vogliamo fermamente che i comunisti rientrino nella legge.
Salvaguardati questi principi, affermate le nostre azioni di difesa delle classi lavoratrici, perseguito dal Governo, noi possiamo affermare, come ha detto recentemente il Presidente De Gasperi, che la Democrazia Cristiana potrà costituire l’asse di intesa dei partiti di destra e di sinistra, in un piano di concordia e di pacificazione nazionale.
Eliminati alcuni ostacoli la via è luminosa e sicura.
Ai privilegiati da un cospicuo benessere diciamo: chi più ha, più deve pagare e quindi assolvete i vostri tributi, doverosamente al lavoro che ha le sue necessità ed i suoi diritti.
Anche a voi compagni comunisti e specialmente a quelli che lavorano come noi, dobbiamo una parola: Abbandonate le vostre idee malsane ed i vostri propositi di violenza. La vostra patria non deve ricordarvi lo schiavismo zarista e l’oppressione comunista. La vostra patria è l’Italia. Alle vostre spalle voi avete la civiltà cristiana e romana. Siate orgogliosi. La vostra terra è la terra del genio italiano che ha dato i natali a Dante ed a Bernini a Giotto ed al Borromini a Benvenuto Cellini ed a Leonardo da Vinci a Verdi, a Marconi e a tanti altri illustri uomini. Siate orgogliosi di questi fratelli.
Noi siamo pronti a lottare per il comune benessere, siamo anche per la lotta sociale quando è necessaria ma c’è mezzo e mezzo per lottare. Venite a noi. All’ombra del nostro bianco vessillo, simbolo della vera pace, combatteremo insieme le nostre lotte pacifiche per il comune interesse, per la libertà e la unità d’Italia.
Ricordiamo i nostri morti Gervasio Federici e Giuseppe Zanin innocenti vittime dell’odio comunista, sempre vivi nel nostro cuore e nel nostro ricordo. Ricordiamo anche i vostri, vittime innocenti, di avvelenatori che lavorano dietro le quinte. Ricordiamo anche le vittime innocenti della guerra e della spietata guerra civile. Accomuniamo tutti questi morti e nel nome di essi, nella luce e nella ispirazione del Vangelo, lavoriamo insieme per l’affratellamento e la pace duratura dei popoli.


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