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SVILUPPO DELL’EDILIZIA SCOLATICA 1959-65

Gli anni 1959-65 sono gli anni dedicati allo sviluppo dell’edilizia scolastica. Si iniziò a lavorare nelle contrade dove le scuole erano sistemate in poche stanze all’interno di edifici non idonei, per di più privi di servizi igienici.

Nel 1959 viene costruito un edificio scolastico in Contrada Osento, nel 1962 segue l’edificio scolastico di Pili. Nel 1963 Piazzano viene dotata di una scuola materna.

Discorso a parte merita la progettazione e la realizzazione della scuola elementare di Atessa costruita in pieno centro storico, su un sito precedentemente occupato dal Convento delle Suore Clarisse. La vecchia scuola di Atessa aveva iniziato la sua attività didattica nei primi anni nel novecento andando a occupare il Convento delle Monache di Clausura fondato nel 1667 dal sacerdote don Giacinto Mariotti.

Quando nel 1905 il Convento concluse la sua pia attività, l’edificio fu acquistato dal Comune e adibito a scuola elementare.

Tuttavia, col passare degli anni il vecchio convento cominciò a mostrare tutte le sue rughe e venne deciso di demolirlo per costruire la nuova scuola sullo stesso sito.

Il problema della inadeguatezza della scuola elementare era molto sentito fra i cittadini di Atessa. Riportiamo qui alcune considerazioni stralciate da un articolo apparso su Il Tempo del 22 marzo 1954 a firma Ermanno D’Onofrio.

Di quell’agglomerato di grandi conventi che nell’alto medioevo costituiscono il quartiere ecclesiastico di Atessa e che, mutata lungo il corso dei secoli, per il trasformarsi delle condizioni sociali, la loro primitiva destinazione, sono venuti man mano adattandosi alle nuove esigenze fino a perdere le originarie caratteristiche, rimane solo, estrema ala vacillante, nella sua forma primitiva, quel tetro e massiccio edificio che fiancheggia l’angusta e oscura via del Commercio, fino ai piedi della Salita Castello. In esso poco o nulla è cambiato dal tempo in cui sotto le fredde volte si levavano le preghiere delle pie suore. Su quelle mura ciclopiche sforacchiate da poche e strette finestre, sulle pareti e sugli impiantiti delle stanze, sugli ombrosi e umidi corridoi, sono visibili i segni della decrepitezza e della dissoluzione. Oggi, questo fosco caseggiato, traballante relitto di tempi barbarici, accoglie nel suo ventre acherontico, incredibile a dirsi, i trecento bambini, assetati di luce e di aria, delle Scuole Elementari di Atessa.

Parole dure e irriverenti nei riguardi di un antico edificio nel quale avevano dimorato per quasi tre secoli le suore di clausura che tanto bene avevano fatto alla Città. Parole dure che, tuttavia, evidenziano l’esasperazione della Comunità Atessana che da anni attendeva i promessi contributi ministeriali a prò dell’edilizia scolastica che tardavano a essere erogati.

Due giorni dopo, in data 26 marzo 1954, Il Tempo pubblica un articolo redatto dal professore Errico Flocco: La costruzione dell’edificio scolastico è l’eterno problema insoluto di Atessa. Qui la polemica è meno stizzosa privilegiando, invece, l’esposizione dei punti essenziali indirizzati a schiarire le idee dei lettori sull’annosa questione della scuola elementare.

E’ purtroppo doloroso constatare che ancora oggi una cittadina con più di 10 mila abitanti non abbia il suo edificio scolastico e che i ragazzi, dai sei anni in poi, giovani virgulti di una popolazione volitiva, intelligente e dinamica, siano costretti a frequentare a turno, o al mattino, o nel pomeriggio, delle aule, che non sono assolutamente tali. Chiediamo infatti se possono chiamarsi aule dei cameroni con dei pavimenti con dei mattoni cotti o di tavole sconnesse e logore, con finestrone o finestrini, messi lì senza criterio nei posti più impensati, perché i locali, a loro tempo, furono a tutt’altro scopo costruiti. Nei suddetti locali riesce quindi impossibile praticare anche le più comuni norme di igiene perché non c’è alcuna possibilità di mitigare il caldo o il freddo, con la polvere continua, che si solleva dai pavimenti ad ogni movimento degli scolari. Eppure tante altre cittadine del nostro Abruzzo, anche più modeste della nostra, hanno visto ricostruire il loro edificio scolastico, più grande e più ricco di quella, che già avevano prima degli ultimi eventi bellici e questo lo diciamo non con rancore, né con invidia, bassi sentimenti, che non hanno mai mosso la nostra penna, ma solo per spingere chi di dovere a nobile gara e tenace emulazione. Finalmente qualche giorno fa abbiamo appreso dal Sindaco, in una conferenza stampa, da lui indetta, che manca solo la firma del competente Ministro alla erogazione dello stanziamento di 55 milioni, già stabiliti per la costruzione dell’edificio scolastico in Atessa.
A questo punto però nasce il non facile problema: dove costruire il nuovo edificio? Si ventilano due soluzioni che esponiamo: la prima sarebbe quella di costruire ex-novo l’edificio,dove sono state costruite le abitazioni popolari, al Viale della Rimembranza. A parte il fatto che il posto sarebbe proprio fuori centro, c’è il fatto che bisognerebbe costruire sotto strada due piani per poter poi costruire la parte utile dell’edificio. Con 55 milioni si arriverebbe sì e no al livello stradale e il resto? Vi è allora la seconda soluzione: costruire l’edificio al posto, dove attualmente trovasi allocata la scuola elementare. Il posto è adatto per l’esposizione a Sud-Est, per la ubicazione, quasi al centro della città, vicino al Municipio, con la possibilità di costruire ampia palestra nel sotto strada nella parte posteriore. Questa seconda soluzione poggia su due aspetti: si potrebbe abbattere del tutto il vecchio edificio e ricostruire il nuovo sugli attuali fronti, con ingresso principale però dalla parte di Salita Castello e si avrebbe così il vantaggio di avere già il sito ampio e più che sufficiente allo scopo, perché di proprietà del Comune e vario materiale di recupero utilizzabile; oppure lasciare il vecchio edificio come si trova e costruire il nuovo dietro di esso col fronte sulla strada che mena al quartiere di S.Antonio. Si avrebbe così il vantaggio non indifferente di conservare alla proprietà del Comune lo stabile attuale, che con un buon numero di camere riattate, potrebbe servire a molti altri usi.
Com’è stato suggerito dal Sindaco, inteso il parere dei vari cittadini, interessati al problema, perché padri di famiglia, quasi tutti sono per la seconda soluzione e di essi parte sarebbero per la costruzione nuova, dopo l’abbattimento del vecchi edificio, mentre altri per la costruzione dietro l’attuale, salvando il vecchio.
I primi li abbiamo definiti idealisti, esteti, amanti del bello e del nuovo puro e semplice; i secondi, invece,sono gli interessati, pensosi delle sorti del nostro Comune, che certamente come tutti i Comuni, non naviga in ottime acque.
Nel caso poi dell’abbattimento totale si dovrebbe provvedere a sistemare provvisoriamente la scuola in altri locali. Con buona volontà e diligenza ci auguriamo che ciascuno si metta al lavoro per la parte che lo riguarda per la soluzione di questo annoso problema, che interessa tutta la cittadinanza.


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La demolizione dell’imponente fabbrica ha inizio nel 1960. L’ingegnere Guido D’Onofrio progetta il nuovo edificio scolastico e ne dirige i lavori che iniziano nel 1964. La sfida è notevole. Si trattava di inglobare una struttura moderna e funzionale in un tessuto edilizio antico fatto di case fittamente intrecciate; occorreva creare un armonico rapporto fra passato e presente. L’ideazione, la progettazione e la realizzazione del manufatto furono laboriose , una vera e propria tessitura di ordito e trama. Il risultato, tuttavia, fu ottimo.

 
 
 

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